Il Fantasma della Rocca

Lei uscì dall’acqua, i capelli lunghi, neri e ricci erano insolitamente asciutti, sollevati dalla leggera brezza marina. La luna donava loro insoliti riflessi blu. Aveva occhi neri, grandi, profondi, seminascosti dalla leggera frangia che le copriva la fronte e ricadeva fin quasi agli zigomi; tra i ciuffi l’iride e la pupilla non si distinguevano e la cornea risaltava nel suo pallore come neve sulla terra scura.

Aveva un viso sottile, la pelle chiara immacolata; le gote rosee donavano un colorito spettrale a quel viso così pallido anche più della stessa luna. La giovane donna indossava un corpetto di raso nero ricamato con corallo dello stesso colore e una gonna a brandelli nera che le scendeva fino ai piedi sfiorando il suolo; i brandelli di stoffa si muovevano come foglie morte sul pelo dell’acqua: leggeri e impalpabili.

Tutti i ricami, alla luce della luna, brillavano e così brillava anche la fila di perle nere che, legate su se stesse in un nodo, le riempiva il cereo decolté.

L’acqua era calda e nell’aria si sentiva un forte odore di salsedine; Camminava sola sul bagnasciuga di una terra a lei sconosciuta. Era stata abbandonata a se stessa, tra le onde, e li era rimasta, obbediente, ad aspettare il suo unico grande amore. Il suo giovane amante le aveva promesso che un giorno sarebbe tornato a prenderla; tempo immemorabile era trascorso da quando la abbandonò li, nei turbinii delle maree che si susseguivano senza tregua. Con il passare del tempo l’immenso amore che nutriva nei confronti di quell’uomo si trasformò in odio, profondo odio. Lì esasperazione, l’odio e il dolore di un amore evidentemente non ricambiato sinceramente la portarono a fare l’unica cosa che le era rimasta di fare, l’unica che poteva fare: maledirlo.

Distrutta dal dolore e dall’attesa, riemerse dalle acque che la tenevano prigioniera, per compiere la sua vendetta. Non sopportava più l’idea di aver subito una così grande infamia proprio dalla persona per cui avrebbe dato la sua stessa vita.

Sulla scogliera, a picco sul mare, era il luogo che fu dapprima suggello d’amore ed ora scrigno per custodire e imprigionare l’odio e la rabbia che da troppo tempo le logoravano l’anima: La Rocca. Le onde si scagliavano violentemente su di essa. Era molto antica, le pareti della scogliera erano corrose dalla salsedine e plasmate dalle piogge e dal vento. Disabitata da secoli, sarebbe dovuta essere il loro nido d’amore, luogo sicuro ed accogliente dove aspettare insieme la vecchiaia e invece, con la crudeltà di una beffa, un ragazzino mascherato da uomo, da principe, l’aveva ingannata!

Dal momento stesso in cui emerse dalle acque, il cielo iniziò a ribellarsi con nuvole nervose alla presenza della donna, poco gradita. L’atmosfera che si creò esattamente il suo animo: rabbia, cieca rabbia per un tradimento inaspettato, proprio dalla persona di cui si fidava di più e che, invece di tener fede a tutte le promesse fatte, a tutti i progetti e sogno, l’aveva abbandonata li sola, con il suo amore ormai corroso dal sale di quell’acqua che avrebbe dovuto tenerla in catene per sempre; il principe aveva sottovalutato, però, la forza e il potere che possono nascere da una donna delusa e ferita, come le unghie affilate di un gattino innervosito che fino a poco prima era sembrato un innocuo soprammobile!

All’improvviso gli occhi della donna si velarono, come fosse stata colta all’improvviso da cecità; camminava con le braccia abbandonate lungo i fianchi, stanche, proprio come si sentiva lei. Iniziò a salire la lunga e ripida scalinata scolpita nella roccia che saliva fino alla terrazza più grande della fortezza: questa era semiciclica e un tempo forse avrebbe anche potuto avere decorazioni, colonne o qualsiasi altro ornamento esistesse, ma ora era solo una distesa di roccia piatta circondata da un parapetto, crollato in alcuni punti e con erbacce invadenti che inspiegabilmente erano riuscite a sopravvivere tra i sassi.

Arrivata alla balaustra dell’enorme terrazzo, alzò lentamente le mani sul mare e cominciò a sussurrare parole, apparentemente senza senso, in una lingua sconosciuta. Mentre recitava la sua litania, d’un tratto sbarrò gli occhi che si illuminarono, come non fossero umani. Il suo sussurro aumentò sempre più d’intensità trasformandosi in un urlo disumano: le si alterò la voce che divenne profonda e maestosa, oscura e malvagia; il mare si agitava sempre di più sotto di lei mentre cresceva la marea, fulmini e saette apparvero nel cielo nero, coperto di nuvole, il vento soffiava sempre più forte mentre magicamente la donna si levò a mezz’aria continuando a urlare; i capelli volavano nell’aria nervosa, i suoi occhi non smettevano di emanare luce e così anche la pietra nera nascosta tra le perle al suo collo.

Arrivata all’apice della sua maledizione, due fulmini la colpirono: uno colpì la collana che finì in mare, l’altro la colpì alla fronte. Cadde anche lei in acqua oltre la balaustra. Tornò in quel mare che, per molti secoli, le aveva dato asilo e che in fine la richiamò a sé e questa volta non come prigioniera ma come pegno: il mare maledì il principe in cambio della vita stessa della giovane donna.

Appena venne definitivamente inghiottita nelle viscere del mare, il cielo si schiarì rapidamente, le nuvole si diradarono lasciando posto al sole che iniziò a splendere come, forse, non aveva mai fatto prima, come se nulla fosse mai accaduto, come se quella misteriosa creatura venuta dal mare non fosse stata altro che uno spettro, una chimera, un illusione. Il vento si placò tornando ad essere brezza leggera, la marea si abbassò e le onde iniziarono ad infrangersi con meno violenza ai piedi della Rocca. Sul bagnasciuga, l’acqua calma spazzò via le impronte della donna, cancellando ogni segno del suo passaggio. Nessuno ricordò mai quella notte, nessuno vide e nessuno sentì. Forse era davvero una chimera; la verità di ciò che accadde quella notte, rimase un segreto intrappolato in una pietra nera rimasta incastrata tra l’antica rocca e l’infinito mare.

Posted by Punto Bet on 15:34. Filed under . You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0. You can leave a response or trackback to this entry

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