Le ragioni di quattro sì
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"Se fossimo andati oggi a quel referendum, il nucleare in Italia non sarebbe stato possibile per molti anni a venire. Abbiamo introdotto questa moratoria responsabilmente, per far sì che dopo un anno o due si possa tornare a discuterne con un'opinione pubblica consapevole. Siamo convinti che il nucleare sia un destino ineluttabile." Così Berlusconi dopo l'approvazione alla fiducia sul decreto Omnibus, oscuro pacchetto di decreti in cui è stato inserito alla vigliacca anche questa sorta di moratoria a tempo indefinito, nel senso che potrebbe durare 24 ore come un anno, con la quale si accantona temporaneamente l'idea della costruzione di nuove centrali nucleari. Una carta disperata giocata da questo manipolo di faccendieri per bypassare il referendum o quantomeno svuotarlo del quesito con maggiore appeal sull'elettorato. Sulla fattibilità o meno del quesito referendario si dovrà esprimere la consulta, anche se le parole di Berlusconi, il peggior nemico del suo governo, sottointendono il fatto che non si tratti di una abrogazione a tempo indeterminato ma solo il procrastrinare di un fatto ineluttabile e quindi non intaccherebbe il nocciolo del quesito referendario che ne chiede il divieto sine die.
Romani si chiede se non sia il caso di procrastrinare anche le decisioni sull'acqua. Insomma di quattro referendum ne resterebbe in piedi solo uno.
I quesiti infatti sono quattro, e il quarto – vale la pena ricordarlo – in caso di vittoria, prevede esattamente questo: “l'abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale”
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